Tornare al cinema, dopo quasi quattro mesi, è stato surreale: non solo per il distanziamento sociale, le mascherine e un pubblico pagante ridotto, ma per il disagio del sentirsi quasi fuori posto. In ogni caso l’emozione, quando le luci si spengono e comincia il film, c’è sempre. L’unico film che proiettavano lunedì sera a Torino (sia doppiato che in lingua originale) è “The Peanut Butter Falcon”, con un titolo italiano ignobile, che nemmeno cito. La storia è quella del 22enne Zak (Z. Gottsagen) che è affetto da sindrome di Down e vive in una casa di cura per anziani, dalla quale vuole evadere per perseguire il suo sogno: diventare un lottatore di wrestling. Sulla sua strada incontra Tyler (S. LaBeouf), pescatore abusivo di granchi, che ha qualche fantasma nel passato e tanti sensi di colpa. Insieme cominceranno un viaggio improbabile, stringendo un legame profondo, alla ricerca dell’idolo di Zak, il lottatore Salt Water Rednek (T. H. Church) e inseguiti dalla giovane assistente sociale Eleanor (D. Johnson). Lungo la strada, tra incontri surreali e personaggi bizzarri, Zak e il tormentato Tyler si scopriranno più vicini di quanto non sembrerebbe. A metà strada tra il romanzo di formazione e la favola on the road, questo piccolo film di Tyler Nilson e Michael Schwartz, alterna la tenerezza alla buffoneria, con uno sguardo affettuoso per i suoi protagonisti e senza indulgere nell’eccesso di sentimentalismo, con un’azzeccata scelta musicale. Il titolo allude al burro di arachidi, ma anche al soprannome che Zak sceglie per il suo debutto nel mondo della lotta. Piccola parte per il vecchio Bruce Dern, ottima squadra di attori.

Non è una brutta idea per tornare al cinema!

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