Lydia Tár (C. Blanchett) dirige la Filarmonica di Berlino, è una compositrice, premiata e osannata in mezzo mondo. Vive con la moglie Sharon (N. Hoss), la quale ha anche una figlia adottiva di nome Petra. Lydia ha una grande passione per Mahler e si appresta a dirigere la sua Sinfonia n. 5. Indubbiamente è una donna carismatica, ostinata, molto determinata, forte nelle sue convinzioni, ma anche accentratrice, a tratti manipolatrice, capace di incutere sudditanza psicologica. E proprio per il suo carattere, fatto di luci e ombre, si fa strada il sospetto che abbia sfruttato il suo ruolo, per tornaconto personale, ottenendo favori (sessuali?) da alcune sue studentesse. Intanto che la storia procede, Lydia è attraversata da una vena di inquietudine, che si manifesta con incubi, insonnia, ossessioni e rumori in casa che si ripetono. Quando incontra Olga (S. Kauer), giovane violoncellista russa, rischia di perdere il fragile equilibrio mantenuto fino ad allora.

Todd Field, che nel 2001 esordì col folgorante “In the bedroom”, qui alla terza regia in poco più di 20 anni, scrive, dirige e produce un film lungo (158 minuti), ma non prolisso. E’ una riflessione sul potere, con la p minuscola, e i suoi abusi, ma anche sull’eterno dilemma se si possa scindere l’artista dall’essere umano, le sue virtù pubbliche dai vizi privati.

Ha una componente musicale che forse solo i grandi appassionati possono cogliere e apprezzare fino in fondo. C’è comunque una splendida sceneggiatura (la sequenza della lezione allo studente Max, in cui si parla di Bach, è da antologia) e soprattutto una Blanchett in stato di grazia, già premiata alla Mostra del cinema di Venezia e con un Golden Globe.

6 nominations agli Oscar, chissà che non strappi qualche statuetta, sicuramente quello per la migliore attrice è una possibilità.

Buona visione!

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