A Ramallah, in Cisgiordania, il centralino della Mezzaluna Rossa riceve una telefonata di richiesta d’aiuto. Nella striscia di Gaza, un’auto con a bordo una famiglia di palestinesi è stata colpita dai proiettili dell’esercito israeliano. Sono morti tutti, tranne Hind Rajab, che ha 5 anni, è terrorizzata e si dispera, pregando che qualcuno venga a salvarla. Gli operatori della Mezzaluna Rossa cercano di tranquillizzarla, mantengono il contatto telefonico con lei, mentre si prova a organizzare il soccorso. Purtroppo non è facile, perchè si deve burocraticamente passare attraverso la Croce Rossa, il Ministero della Salute, lo stesso esercito israeliano.

Così, tra chi vorrebbe forzare la mano e agire, chi si attiene al protocollo per non rischiare di sacrificare altre vite di soccorritori e paramedici, chi non resiste alla tensione e crolla psicologicamente, i minuti prima e le ore poi scorrono drammaticamente. Per tre ore gli operatori del centralino sono rimasti in contatto con Hind Rajab, prima che se ne perdesse il collegamento.

Storia vera, avvenuta nel gennaio del 2024, “La voce di Hind Rajab” racconta di per sè un fatto atroce dall’epilogo orrendo (i titoli di coda svelano, con didascalie e immagini, tutta una serie di particolari). L’elemento che rende la narrazione più straziante, è sapere che la voce al telefono che si sente nel film, è quella originale della bimba.

Regia e sceneggiatura della tunisina Kawthar ibn Haniyya, la pellicola vede tra gli altri, come produttori, Brad Pitt, Alfonso Cuarón, Joaquin Phoenix, Jonathan Glazer e Rooney Mara. Un plauso, va detto, a tutto il cast di interpreti, se lo meritano certamente.

Leone d’argento alla Mostra del cinema di Venezia, con qualche polemica, sembra: c’è chi avrebbe voluto, anche nella giuria, dargli il primo premio. In ogni caso un film necessario nella sua brutale verità, in questi tempi di follia, di cui ci vergogneremo probabilmente in futuro, per non aver fatto abbastanza.

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