Una (E. Hall) è una giovane studentessa universitaria, che ha una storia d’amore clandestina con Diddi (B. Einarsson). Quando il ragazzo muore in un terribile incidente stradale, lei e gli amici di lui sono devastati. Tuttavia Una non può viversi apertamente e come vorrebbe il lutto, perchè nessuno sa del suo legame col defunto Diddi. E così le ore passano, mentre collettivamente si cerca di dare un senso al dolore, stringendosi e brindando, piangendo e provando a scherzare, oscillando tra la voglia di stare insieme e il desiderio di isolamento. Epilogo di catartica tenerezza.

Rúnar Rúnarsson, regista islandese, ha scritto e diretto un film doloroso e sobrio insieme, di sintetica precisione (a partire dalla durata, poco più di un’ora e un quarto). Affronta il tema della morte e della sua elaborazione, sceglie un tono delicato e probabilmente nelle splendide immagini crepuscolari (a partire dal titolo) suggerisce una metafora di emancipazione verso l’età adulta.

Presentato al festival di Cannes, nella sezione “Un Certain Regard”. Consigliato in questi giorni di calura a cavallo del Ferragosto.

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