Enzo (E. Pohu) è un ragazzo sedicenne che ha lasciato la scuola. Vive con i genitori, il padre Paolo (P. Favino), docente universitario, e la madre Marion (E. Bouchez), ingegnere. Enzo ha anche un fratello maggiore e la famiglia vive nel sud della Francia. Il ragazzo lavora in un cantiere, nonostante le perplessità dei genitori, soprattutto del padre. Nonostante la provenienza da una famiglia borghese e benestante, Enzo ha scelto un lavoro umile, molto fisico e concreto. Nel cantiere in cui sta lavorando crea un legame di amicizia con due operai ucraini, di nome Vlad e Miroslav, mentre i rapporti con il resto della famiglia sono sempre più complessi e conflittuali. Epilogo catartico.

Robin Campillo (per intenderci quello di “120 battiti al minuto”) dirige un film che aveva ideato Lauren Cantet, morto lo scorso anno. E’ il ritratto sincero di un adolescente: Enzo è confuso, inquieto, rabbioso, chiuso nel suo mondo, ma al tempo stesso curioso e attraversato da pulsioni e tormenti. Non si può non volergli almeno un po’ di bene, anche quando si comporta istintivamente e in maniera stupida, appunto per l’età che ha.

Bella compagnia di interpreti, a partire dal giovane protagonista, e con un Favino in un ruolo minore, ma sempre eccellente. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso Festival del cinema di Cannes.

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