Cinque anni scarsi nella vita di Bob Dylan (T. Chalamet), dal 1961 al 1965. Da quando, cioè, arriva a New York appena ventenne, fino a diventare un idolo musicale in pochissimi anni, scrivendo canzoni che hanno fatto la storia. Si racconta del suo rapporto con il musicista Pete Seeger (E. Norton), che lo scopre insieme a Woody Guthrie (S. McNairy), quest’ultimo leggenda del folk, anche se all’epoca già malato e in ospedale. E ci sono anche Johnny Cash (B. Holbrook) e Joan Baez (M. Barbaro), con la quale il giovane Bobby stringe un sodalizio artistico incredibile, ma ha anche un turbolenta relazione. Quando, nel 1965, Dylan arriverà ad evolvere il suo stile di partenza, lasciando le atmosfere folk e lanciandosi nel rock, molti fan non lo capiranno.

James Mangold, regista discontinuo e qui anche cosceneggiatore, firma una pellicola che è una dichiarazione d’amore alle canzoni di Dylan (che infatti trovano tantissimo spazio), prima ancora che al suo autore. Ne esce infatti un ritratto umano fatto di contraddizioni: un ragazzo (all’epoca) arrogante, pieno di talento, a tratti solitario, con la tendenza a rifuggire dalla fama e dal pubblico, ma anche perennemente controcorrente, spesso visionario, ostinato a volte in maniera odiosa. A interpretarlo, un grande Timothée Chalamet, ma vanno citati almeno anche Edward Norton e Monica Barbaro.

Il film si è guadagnato tre candidature ai Golden Globes, senza vincerne alcuno, ma anche 8 nomination agli Oscar: film, regia, sceneggiatura, attore protagonista (Chalamet) e non (Norton), attrice protagonista (Barbaro), costumi e sonoro. Probabilmente non sbancherà nella notte di Los Angeles del 2 marzo, ma merita comunque uno sguardo!

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