Mikhail (M. Schoenaerts) è un marinaio della flotta russa e ha una moglie incinta di nome Tania (L. Seydoux), oltre che un figlio piccolo. Si imbarca sul sottomarino Kursk, insieme a molti altri colleghi e amici, per un’esercitazione. Un siluro danneggiato esplode, producendo altre detonazioni, che uccidono buona parte dell’equipaggio. Mikahil e pochi altri superstiti si rifugiano nella poppa del sommergibile. Intanto, sulla terraferma, si cominciano le operazioni di salvataggio, che fin dall’inizio si dimostrano difficoltose. Nella guerra contro il tempo, mentre i famigliari dei marinai chiedono di sapere davvero cosa stia succedendo, scontrandosi contro il muro di gomma delle gerarchie militari, alcuni paesi occidentali si offrono di organizzare il salvataggio.
Ispirato alla tragedia realmente accaduta dell’affondamento del Kursk, il film è del 2018, ma uscito nelle sale soltanto adesso, forse anche per la notorietà acquisita dal regista Thomas Vinterberg, dopo aver conquistato l’Oscar per il miglior film straniero nel 2020 con “Un altro giro”. Ha al suo attivo un ottimo cast e una narrazione che procede su binari paralleli e speculari: il racconto di quel che succede sopra e sotto il mare. Da una parte, con i momenti claustrofobici dei marinai ancora vivi e prigionieri in fondo al mare, che cercano di non consumare troppo ossigeno e non imbarcare troppa acqua; dall’altra, con le operazioni di soccorso, dove il il potere russo, arcigno e cinico, ha il volto del vecchio Max Von Sydow (una delle sue ultime apparizioni) e quello rassicurante invece di Colin Firth, nei panni del commodoro inglese David Russell.
Non è una commedia per famiglie, ma ha molti meriti, oltre a quelli citati: il non voler giudicare, in primis, ma anche un finale di grande pathos, seppur molto trattenuto.
Se non siete in vacanza, merita uno sguardo!
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