Milano. Un uomo di nome Carlo (S. Castellitto) chiama una trasmissione radio di successo: a condurla è il dj Steph (R. Richelmy). Carlo annuncia in diretta che ha intenzione di uccidersi e per dimostrare che non scherza fa esplodere un piano di un grattacielo vuoto. A quel punto intervengono i carabinieri, guidati dal tenente colonnello Amedei (A. Foglietta). Intanto Carlo rivela che sta girando per la città, guidando un’auto con una bomba sopra, mentre minaccia di farla esplodere se la telefonata con Steph si interromperà. L’uomo fa anche delle richieste di brani musicali classici (Bach, Beethoven, Boccherini), mentre trascina Steph in un duello di nervi, che in qualche modo coinvolge gli ascoltatori in diretta, che commentano sui social in tempo reale. Mentre le forze dell’ordine esortano Steph a stare al gioco, per prendere tempo e cercare di individuare Carlo, emergono frammenti del passato dell’uomo e si inizia a sospettare che non sia tutto come appare. Epilogo a sorpresa che lascia l’amaro in bocca.
Giacomo Cimini, che ha studiato a New York e a Londra, firma una pellicola (e la sceneggiatura insieme a Lorenzo Collalti) che in effetti non sembra per nulla la classica storia italiana. E’ la storia di una vendetta che diventa ossessione. Cimini mescola stereotipi del cinema americano e omaggia più o meno esplicitamente dei film: “Speed” (la corsa non si può fermare), “Quinto Potere” (il delirio di onnipotenza degli ascolti, qui in versione social), “Die Hard 3” (il gioco al ricatto tra cattivo e antagonista). E forse in un dialogo infila un pezzo di una frase di Giovanni Falcone, ma magari è sembrato solo a me. In ogni caso, al netto della verosimiglianza e di qualche forzatura narrativa, il film è stata una piacevole sorpresa. Ottimo l’uso delle musiche, bel confronto a distanza tra Castellitto e Richelmy, sbiadito il personaggio della Foglietta.
Un’ora e mezza più che gradevole. Disponibile su Prime Video già da qualche giorno.
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