Ottobre inoltrato, ingialliscono le  foglie, si accendono i termosifoni. L’aria si rinfresca. E non lo sentite anche voi quel frizzantino profumo di sterile polemica che si diffonde nell’aria?

Forse alcuni di voi non capiranno a cosa alludo, altri, invece, verosimilmente con prole in età scolare o tangenzialmente coinvolti nell’ambiente, avranno già capito dove vado a parare.

HALLOWEEN.
Tan-dan-daaaaan.

Avevamo già accennato al tema scottante nell’articolo precedente, ma era subito emerso che la divisività di questo evento non fosse nota a tutti (se con tutti intendiamo Zummone).

All’avvicinarsi della fatidica data, ogni anno,  inizia il fermento in chat di classe, e ancor prima si infervora il consesso di “esercenti la responsabilità genitoriale” all’uscita della scuola. Un coro, in ordine sparso di:

“Io non  faccio travestire!” 

“Io sono contro!” 

“È una festa commerciale!” 

“È una festa sacrilega!” 

“Noi festeggiamo Holywins in parrocchia!”

E altre variazioni sul tema. 

Chiariamoci subito: sono tutte posizioni da rispettare senza alcun tipo di giudizio. Ho amic* molto fedeli che non festeggiano e ne comprendo le ragioni, ed è stato bello e costruttivo parlarne in più di un’occasione. Loro, così come me, sanno bene che differenti opinioni possono convivere in pace e serenità.  

Quello che proprio non sopporto è uno specifico tipo di esemplare protagonista dei nostri tempi, che esce alla ribalta in queste occasioni, e che trae sostentamento dalle attenzioni che riceve dopo queste frasi ad effetto.

Non solo, quello che mi manda davvero ai matti è l’intrinseca e nemmeno troppo nascosta condanna nei confronti di chi la pensa diversamente. 

Posso dire che palle????

Mio nonno, classe 1928,  quando ero piccola mi faceva lasciare delle cibo “per i morti” fuori dalla porta di casa, la sera del 31 Ottobre (che era anche il suo compleanno). Parliamo degli anni ‘80, quando Halloween era una cosa che solo a volte si intravedeva in televisione e che non avevamo ancora iniziato a studiare nei libri di inglese a scuola (mi sento vecchia). Quindi qualsiasi cosa faccia riferimento a “una festività non nostra” mi lascia sempre molto perplessa. Certo, forse non è una festività cattolica, e forse proprio questo è il motivo per cui mio nonno festeggiava, ma questa è un’altra storia.

Quindi Mater Perfecta (uso il femminile per mera statistica esperienziale, che però sappiamo non essere statisticamente significativa, chiaro?) magnate sta caramella a forma di occhio e non micronizzarmi le ovaie con ‘sta manfrina sulle tradizioni, o mi vedo costretta ad indicarti, con il mio indice appiccicoso di cioccolatini-teschio il Labubu che tua figlia ha attaccato alla cartella, i Pokémon che compri a tuo figlio o le inutili storie su IG che posti sorseggiando matcha tea. Tradizioni cristiane, dicevamo, giusto?

Non ho ricette per essere esempio di rettitudine morale, tanto meno di coerenza.  Condivido con i bambini il piacere di  fare festa, travestirmi e truccarmi, quindi colgo con entusiasmo qualsiasi occasione me lo consenta.

Lo faccio rispettando chi la pensa diversamente da noi? Sempre. 

Cerco di evitare consumismi eccessivi e insensati? Il più possibile, anche se ho abbandonato i progetti di costumi fatti in casa, dati i pessimi risultati di cui non sono ancora pronta a parlare.

Quindi dai, dividiamoci ‘ste caramelle tra noi così ai bambini non viene l’appendicite.

CC BY-NC-ND 4.0 Halloween è divisivo e altri animali fantastici by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.